IL PARADOSSO DELL’ANSIA: STAR MALE PER STARE BENE

L’articolo di oggi ci aiuta a capire che evitare le situazioni che creano ansia ai nostri figli, non li aiuta a gestirla in un futuro prossimo. Trovi l’articolo QUI, oppure puoi leggere la traduzione in italiano, qui sotto, fatta dalla nostra educatrice Alessia (attività non profit)

 

IL PARADOSSO DELL’ANSIA

Oggi ho chiesto a Tracy Dennis-Tiwary di condividere il suo consiglio della settimana.

Un giorno mio figlio Kavi, aveva lasciato i compiti di matematica a scuola ed è corso da me in preda al panico chiedendomi: “E adesso cosa faccio?”.

Insieme, abbiamo capito che poteva chiedere al suo amico di inviargli una foto dei compiti e che avrebbe potuto copiare i problemi a mano. Problema risolto, vero? Sbagliato. E’ rimasto agitato.

Presto ho scoperto cosa lo preoccupava davvero: temeva che il suo insegnante, la mattina dopo, vedesse i compiti dimenticati sulla sua scrivania a scuola e si arrabbiasse con lui. Mi ha pregato di mandargli un’e-mail per alleviare la sua ansia.

Volevo aiutarlo: quale genitore non vorrebbe far sparire il dolore, soprattutto quando la soluzione risulta semplice come inviare un’e-mail? Eppure sarebbe stata la cosa sbagliata da fare.

Quando i ragazzi compiranno 18 anni, oltre il 30% di loro avrà sperimentato un’ansia debilitante, circa 20 milioni solo negli Stati Uniti. La reazione naturale di un genitore è cercare di fermare l’ansia. Ad esempio, la famiglia di un bambino ansioso che teme di volare in aereo potrebbe limitare le vacanze ai soli luoghi percorribili con altri mezzi.

La ricerca mostra che mentre evitare situazioni che provocano ansia può confortare i bambini ansiosi nell’immediato, impedisce loro di imparare a gestirla nel lungo termine. Un nuovo tipo di terapia chiamato SPACE ha mostrato ai genitori un’opzione migliore: lavorare attraverso l’ansia. Ad esempio, invece di permettere ai bambini socialmente ansiosi di rimanere a casa, i genitori li hanno gradualmente esposti a situazioni sociali difficili fornendo loro supporto. Nello studio, l’87% dei bambini i cui genitori hanno attuato questa terapia hanno mostrato un’ansia meno grave, un risultato buono, come se fossero stati i bambini stessi a sottoporsi a questa terapia.

Non ho mai inviato quell’e-mail all’insegnante di Kavi. Ho cercato di spiegare a Kavi la sua ansia, ma è andato comunque a letto sentendosi irrequieto e preoccupato. Lo ero anche io. Ma il giorno successivo, ha ottenuto un A+ sui compiti insieme a una nota: “Un lavoro meraviglioso per capire come fare i compiti!”

Non cercare di proteggere i giovani dalla loro ansia “aggiustando” la situazione per loro.

Lascia che i bambini si siedano con le loro ansie e aiutateli a gestirle. Se tuo figlio ha litigato con un amico o è preoccupato per un test imminente, ascolta e consiglia, ma non intervenire. Nell’affrontare questi momenti comuni, ma difficili, i bambini acquisiscono padronanza della loro ansia e questa è la chiave per sentirsi bene.

Con sostegno e gratitudine,

Tracy

Tracy Dennis-Tiwary, professoressa di psicologia e neuroscienze presso la City University di New York, è l’autrice di Future Tense: Why Anxiety Is Good for You (Even Though It Feels Bad).

 

 

Fonte:
The Anxiety Paradox (Character Lab di Angela Duckworth)